Il 16 in Piemonte

La storia del Castello di Proh.

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Immerso nella quiete delle campagne novaresi sorge il castello di Proh, che trae l’innegabile fascino sia dalla posizione isolata, sia dall’impronta quasi fiabesca della costruzione, con caratteristiche tali da richiamare il Medioevo idealizzato dei romantici.

La località di Proh rivestiva nell’alto Medioevo una certa importanza, come attesta la fondazione d’una pieve, di cui oggi rimane solo la memoria, dedicata a san Zenone, da cui dipendeva un’area vasta, che si estendeva da Briona e Castellazzo Novarese fino a Sillavengo.

La chiesa era situata sulla collinetta boscosa che sovrasta l’attuale castello quattrocentesco e che costituisce morfologicamente l’ultima appendice del cordone morenico discendente dall’imboccatura della Valsesia e digradante verso l’alta pianura. Questa collina morenica, “che comincia a Proh e va fino a Romagnano”, era anticamente identificata con il nome di “Monte Regio”.

Il territorio in cui si trova Proh, per la collocazione strategica, era attraversato da una rete di vie di comunicazione che collegavano Novara e Vercelli con la Valsesia.

I conti di Biandrate, discendenti dai conti di Pombia e signori di un ampio territorio comprendente inizialmente le diocesi di Novara e in parte Vercelli, furono investiti nel 1140 del feudo di Proh per concessione dell’imperatore Corrado III di Svevia.

Fu questa potente famiglia comitale, per molto tempo in competizione con i comuni di Vercelli e Novara per la supremazia territoriale, a prendere l’iniziativa per la costruzione del presidio fortificato, noto come “Castellaccio”, che fungeva da postazione di controllo lungo la strada da Novara alla Valsesia e di cui si osservano oggi le scarne vestigia in cima all’altura, in particolare i resti della torre (del nono secolo) e della cinta muraria.

A poca distanza dai ruderi si trova ancora, quale testimonianza di questo insediamento medievale legato ai Biandrate, l’antichissima chiesa castrense di San Silvestro, che ha però smarrito nei secoli, per interventi successivi e manomissioni, l’originario impianto proto-romanico. 

Il vecchio castello dei conti di Biandrate fu coinvolto nelle feroci lotte che contrapposero nella seconda metà del Trecento i milanesi Visconti ai marchesi Paleologi del Monferrato. Al soldo di questi ultimi, come spesso accadeva a quei tempi, v’era un capitano di ventura tedesco, il famigerato Albert Stertz, fondatore della “Compagnia Bianca”, formata in prevalenza da mercenari inglesi, che imperversò per molto tempo nelle contrade tra Vercellese e Novarese fino a che non venne ingaggiata per prestare i propri servizi nel Pisano, trasferendosi quindi in Toscana.  

Ridotto a rovina l’antico Castellaccio comparve sulla scena Francesco Sforza, signore di Milano dal 1450 al 1466, ma prima condottiero di ventura, che volle rafforzare il confine occidentale del Ducato, facendosi promotore della costruzione di numerose fortificazioni nell’area del Novarese, al tempo non ancora inserita nei domini sabaudi e soggetta al rischio di attacchi armati.

Presero così forma i castelli quattrocenteschi dell’area novarese, in parte riconducibili alla tipologia della “rocchetta”, come Castellazzo e Vicolungo, e in parte ispirati al classico modello del castello visconteo-sforzesco di pianura, oppure derivanti da una combinazione dei due.

Al secondo schema edilizio appartiene il castello di Proh, che presenta tratti architettonici ben riconoscibili capaci di contraddistinguere le fortificazioni novaresi del Quattrocento, tutte dotate per l’intero perimetro della costruzione di apparato a sporgere con forte aggetto, segnato dal motivo ornamentale ricorrente a “denti di sega” e dalla caratteristica sequenza di caditoie e beccatelli di particolare profondità (alla novarese), realizzati generalmente in laterizio.

Pur mostrando l’impronta tipica della fortezza, con funzioni militari, è singolare che il castello quattrocentesco di Proh, quello che oggi ammiriamo nel suo splendido isolamento campestre, non abbia mai fronteggiato assalti né sia mai stato coinvolto in alcun fatto d’arme, a differenza del “Castellaccio” dei conti di Biandrate, oggi ridotto a rovina.

Dopo la parentesi ducale, il castello passò ai Tornielli, signori di Briona, poi a fine Cinquecento ai Caccia e dal 1672 ai novaresi Cattaneo, che ottennero di lì a poco il titolo comitale.

Il maniero di Proh conobbe poi fra Ottocento e Novecento diversi passaggi di proprietà e di destinazione d’uso, fino al recente accordo raggiunto tra gli attuali proprietari e la Fondazione UniversiCà, importante realtà culturale dell’alto Piemonte che si occupa di gestire siti d’interesse storico, architettonico e ambientale rendendoli fruibili al pubblico e valorizzandoli tramite l’allestimento di percorsi multimediali e la proposta di eventi tematici e visite guidate.